mercoledì 14 ottobre 2009
venerdì 17 luglio 2009
mercoledì 15 luglio 2009
domenica 5 luglio 2009
Roberto Roena y su Apollo Sound - Milano, 28 giugno 2009
domenica 7 giugno 2009
Ray Barreto, mano dura !!!
Dopo aver terminato il servizio militare in Germania ed aver suonato in Europa con il gruppo di jazz latino di Eddie Bonnemere, Ray Barreto intraprese una carriera professionistica nel 1954 lavorando con il pianistancubano Josè Curbelo. Due anni dopo entrò nell'orchestra di Tito Puente in sostituzione di Mongo Santamaria. Per Barreto questa fu una vera e propia prova del fuoco: sostituire il miglior conguero dell'epoca senza imitarlo e imponendo il propio stile. Nel 1960 Barreto formò "La Charanga Moderna" con la quale incideva il suo primo disco per la Riverside. Barreto suonò e registrò anche come percussionista da vari jazzisti come Red Garland, Gene Ammons, Dizzy Gillespie, etc...
Il suo primo grande successo con il suo gruppo fu "El Watussi", nel 1963. Dal 1960 ad oggi Barreto è stato sinonimo di evoluzione della salsa e nel jazz latino.Fino alla fine degli anni sessanta Barreto diresse un gruppo allineato alle sonorità delle orchestre charangas cubane ma addizionando un set di fiati che faceva di lui una charanga moderna. Possiamo dire che il suo marchio di fabbrica è la forza, l'energia che egli imprime alle congas, caratteristica che gli valse il nome di "mano dura".
Qundo Barreto fu contattato dalla Fania Records sciolse la sua charanga e mise su un'orchestra caratterizzata dal suono dei fiati, affidandosi alle individualità del trombettista Roberto Rodriguez e del timbalero Oreste Vilato. La sua orchestra fu sempre tra le più dure,con un piede nella tradizione cubana e l'altro nelle complesse strutture del jazz. Il 1975 fu un'anno d'oro per il maestro. Barreto superò ogni record di vendite con il disco "Barreto" che presentava cantanti come Ruben Blades e Tito Gomez.
Secondo logica questi risultati avrebbero dovuto convincere Barreto a proseguire il cammino intrapreso,cercando di consolidare il successo con i dischi seguenti. Al contrario, stanco di suonare stanco di suonare sempre la stessa musica negli stessi posti per le stesse persone Barreto decise di prendersi una pausa e mettersi alla prova dedicandosi totalmente al jazz. Nel 1976 Barreto lasciò la Fania, non fu un'esperienza soddisfacente e i suoi tre dischi seguenti di jazz commerciale furono ignorati da critica e pubblico a causa della mancanza di promozione da parte della casa discografica Atlantic.Stando così le cose, non rimase altro al signor "mano dura" che tornare alla salsa. Grazie all'amicizia di vecchia data con Jerry Masucci e Johnny Pacheco, che gli lasciarono aperte le porte della Fania, Barreto formò una nuova orchestra per il suo ritorno trionfale alla musica latina.
Nek 2006 tornando a casa, dopo essere stato premiato come maestro del jazz a NewYork, Barreto, che era asmatico, si ammalò di polmonite. Gli esami medici rivelarono una situazione critica delle arterie e fu necessario operarlo. Complicazioni portarono alla sua scomparsa. Barreto morì la mattina del 17 febbraio 2006.
"penso che la guajira e il blues sono uniti da legami fortissimi. Sono il frutto dei lavoratori che tagliano la canna a Cuba e Portorico o di quelli che raccolgono il cotone nel sud degli Stati Uniti. La musica è il riflesso di questa gente ed è più bella quando nasce dal popolo."
Ray Barreto
sabato 6 giugno 2009
Tutto cominciò con il grande Arsenio Rodriguez....
Le origini africane, il nonno di etnia congolese, lo segnano nel profondo del suo approccio alla musica ed i suoi primi rudimenti ritmici li apprende suonando i tamburi della musica rituale. Il suo grande amore però sarà il Tres, di cui diverrà uno dei più grandi interpreti. La sua infanzia è funestata da un incidente in cui perde la vista. Da qui il soprannome di "El ciego maravilloso" che lo accompagnerà lungo tutta la sua vita.
Il suo primo successo lo raggiunge come compositore quando nel 1937 compone "Bruca maniguà" una canzone afro resa famosa da Miguelito Valdes. Dopo le prime esperienze con il sexteto Boston ed il septeto Bellamar decide di fondare all'Avana il suo gruppo. Nell'intera decade del '40 il suo conjunto sarà il laboratorio creativo del Son ed insieme il punto di riferimento dei ballerini della capitale cubana. La sua vena compositiva rimane ai massimi livelli e nel 1942 con "la yuca de Catalina" si impone in tutti i juke-box cubani e nelle radio e classifiche di PortoRico e di altri paesi caraibici. Per il suo gruppo passarono i migliori musicisti cubani dell'epoca che senza dubbio contribuirono al successo della prima parte della sua carriera che termina con gli inizi degli anni '50. Recatosi a New York per una visita specialistica, nella speranza di riacquistare la vista, Arsenio Rodriguez decide di trasferirsi stabilmente negli Stati Uniti e di riorganizzare la sua orchestra lasciando il gruppo originario nelle mani del suo amico trombettista Felix Chapottin. Negli Stati Uniti Arsenio rappresenta l'attrazione e la sua musica riceve l'attenzione del grande pubblico ed è un esempio da seguire per tutta una generazione di musicisti che in seguito diedero vita al movimento musicale salsero. Nonostante ciò il suo periodo americano non gli darà le soddisfazioni del momento d'oro cubano e, complice anche l'avvento di altre mode musicali ed una formazione instabile, la sua carriera si avviò verso un lento ma inesorabile declino. A nulla valsero i tentativi discografici "modaioli" con concessioni alla Pachanga ed altri ritmi: Arsenio concluse la sua esistenza a Los Angeles il 30 dicembre 1970 in condizioni di vita precarie nonostante fosse stato uno dei compositori più prolifici della musica latina.
Considerato uno dei più grandi creatori della musica cubana, Arsenio Rodriguez ha rivoluzionato non solo la storia del son ma dell'intera musica caraibica ballabile. Da molti considerato come il padre del son montuno Arsenio consacrò il formato del conjunto introducendo la conga, piano ed un'altra tromba per produrre una sonorità che alla lunga identificò il suo stile. Ad Arsenio Rodriguez è anche unanimemente attribuita l'introduzione del Diablo, una figura ritmica che sarebbe stata ripresa nella creazione del mambo. Altrettanto importante è la sistematizzazione della fusione tra guaguanco e son che venne largamente utilizzata nel periodo della salsa.
Per le profonde innovazioni, tanto nel formato che nello stile, Arsenio Rodriguez è da molti considerato tra i padri della salsa.
giovedì 4 giugno 2009
Roberto Roena y su Apollo Sound
ROERTO ROENA Y SU APOLLO SOUND!!!!!!!!
Roberto roena, uno dei musicisti più conosciuti nel firmamento della salsa, nasce nel 1940 a Mayaguez in PortoRico. Fin dalla tenera età ha la possibilità di apprendere i segreti del ballo dallo zio Anibal Vazquez, uno dei componenti del gruppo di ballo "Mambo Aces", divenendo un ballerino di talento. Giovanissimo entra a far parte come bongocero dell'orchestra di Rafael Cortijo e, dopo una breve parentesi con la orchestra di Mario Ortiz, si trasferisce definitivamente nel prestigioso Gran Combo de PuertoRico, dove si fa subito notare per le sue eccelse qualità di musicista e ballerino. Ma Roberto Roena è un innovatore e, durante il periodo delle missioni lunari Apollo, decide che è il momento di fondare una propia band, che battezza con il nome di Apollo Sound, in onore degli astronauti e delle propie visioni musicali futuriste. Con questa innovativa band Roena incide diversi brani di successo come "Marejada feliz", "Tu loco loco y yo tranquilo", "El progreso", "Mi desengano". Negli anni '70 entra a far parte della mitica Fania All Stars, con la quale gira tutto il mondo, trasformandosi in uno degli ambasciatori della salsa.
martedì 2 giugno 2009
Come nasce la FANIA ALL STARS ???
La casa discografica Fania fu fondata, verso la fine degli anni '60' , dal dominicano Johnny Pacheco con l'appoggio di jerry Masucci, un avvocato di origine italiana. all'epoca a dominare il mercato della musica latina erano le case discografiche Tico y Alegre insieme al colossoUnited Artist. A bordo delle loro auto, Pacheco e Masucci andavano a rifornire i loro potenziali clienti. Quando i dischi del dominicano si cominciarono a vendere come il pane, i due soci cominciarono ad ampliare la compagnia. Contattarono così due artisti emergenti: Larry Harlow e Bobby Valentin.
Il primo era un pianista americano, con un passato nella musica rock, il secondo, un giovane bassista portoricano.
Lo stesso anno la compagnia incorpora nel suo staff il già celebre percussionista Ray Barreto e un trombonista di 15 anni che con il tempo si convertirà in uno dei personaggi più importanti del movimento salsero: Willie Colon. L'etichetta Fania, approfittando del crescente interesse verso la musica che produceva, scritturò, da lì a poco, la quasi totalità delle orchestre latine che operavano nella città.Inevitabile sembrò a quel punto creare all'interno dell'etichetta un gruppo formato dai migliori artisti sotto contratto. Questa fantastica band prese il nome di Fania All Stars e si trasformò in una delle principali artefici del boom salsero. La prima riunione della Fania All Stars avvenne in un piccolo locale del Bronx, il Red Garter. Fu soltanto un'anteprima di quello che sarà il debutto ufficiale dell'orchestra, che avverrà un paio di anni dopo in una storica notte d'agosto che cambierà radilcalmente i destini della musica latina.
Il momento era propizio. Finita l'epoca d'oro dei Beatles, scioltisi propio all'inizio degli anni '70', la gioventù latina aveva iniziato a guardare con rinnovato interesse ai fermenti musicali provenienti dal " barrio latino". Bisognava accellerare il corso degli eventi, cavalcare l'entusiasmo che aveva provocato la "nueva ola". fu così che Mercado e Masucci tentarono la giocata maestra: la presentazione ufficiale della Fania All Stars.
Lo storico concerto avvenne al Cheetah (un enorme ballroom ubicata nel cuore di Broadway) il 26 agosto 1971. Un concerto che vide la partecipazione di 5.000 fan scatenati, giunti da tutti i quartieri latini di NewYork per celebrare la rinascita della musica afro-latina-caraibica. Da quella fatidica serata nacquero due documenti fondamentali. i quattro dischi che pubblicò la Fania e la pellicola "Nuestra Cosa Latina", diretta da Lèon Gast.
La Fania All Stars presentò in quell'occasione Ray Barreto alle congas, Roberto Roena ai bongò e Oreste Vilato ai timbales. La sezione fiati rispondeva in pieno ai canoni stabiliti dalla nuova onda sonora, ossia la combinazione di tromboni e trombe, senza l'utilizzo dei sassofoni.
Il primo trombone era così affidato all'americano Barry Rogers; il secondo trombone ad un giovane musicista portoricano di recente arrivato a NewYork, Reinaldo Jorge; al terzo trombone figurava invece l'unica vera stella della sezione: Willie Colòn. I trombettisti che l'orchestra utilizzò in quella occasione erano tutti esponenti di punta delle orchestre che incidevano per la Fania, ovvero il cubano Roberto Rodriguez, il dominicano Hector Zarzuela Bomberito e l'americano Larry Spencer. A completare la sezione ritmica troviamo Larry Harlow al piano, mentre a Ricardo Ray fu affidato il ruolo di inviato speciale. Il basso toccò al grande bobby Valentin, responsabile anche di molti degli arrangiamenti che furono eseguiti quella magica notte. A loro si aggiungeva la presenza di Yomo Toro che si incorporò all'orchestra con uncuatro portoricano, una specie di chitarra molto simile al tres cubano. A dirigere l'orchestra il flautista dominicano Johnny Pacheco.
La Fania All Stars nella magica notte del Cheetah utilizzò ben sette cantanti alcuni dei quali erano per l'epoca già delle autentiche stelle. Ismael Miranda ed Hector Lavoe, i più giovani, già godevano di una grande popolarità tra il pubblico latino ed erano sicuramente tra quellli che si trovavano più a loro agio con le nuove sonorità provenienti dal ghetto latino. Hector Lavoe aveva cantato nei sei dischi che aveva pubblicato Willie Coloncon la Fania. Possedeva uno stile molto personale e una straordinaria abilitrà nel giocare con le vocali. Era considerato per l'epoca un cantante molto innovativo. Ismael Miranda era invece uno dei pilastri dell'orchestra di Larry Harlow. La sua faccia da bravo ragazzo gli aveva fatto meritare il nomignolo di "el nino bonito". Del gruppo di cantanti facevano parte anche Pete 'El conde' Rodriguez e Adalberto Santiago, rispettivamente provenienti dall'orchestra di Johnny Pacheco e Ray Barreto. I due, a differenza di Lavoe e Miranda, si potevano considerare dei veterani e rappresentavano sicuramente l'onda più tradizionale. L'altro portoricano Bobby Cruz, compagno di sempre del pianista Ricardo Ray, si collocava senza dubbio in un luogo intermedio tra i vecchi ed i giovani. Il sesto dei cantanti veniva anch'egli da portorico. Si trattava di Santos Colon, un cantante noto per le sue collaborazioni con Tito Puente, che fino ad allora si era distinto come fine ed elegante interprete di bolero. Dulcis in fundo troviamo l'unico personaggio che per l'epoca era considerato un vero e propio idolo: Cheo Feliciano. Tutta la fama del "nino mimado"di Portorico veniva dai giorni trascorsi con il sestetto di Joe Cuba. L'attesa del pubblico era sopratutto concentrata su di lui, visto che, propio in quell'occasione, Cheo Feliciano ritornò a cantare dopo un burrascoso periodo trascorso in carcere per problemi di droga. Di quella storica serata al Cheetah, la Fania pubblicò ben quattro dischi.
Il primo "Fania All Stars, Liva at hte Cheetah", pubblicato in due volumi e quindi l'album doppio "Our Latin Thing" (nuestra Cosa Latina), che raccoglieva parte del materiale che era già stato pubblicato nei due volumi anteriori, oltre ad alcuneconversazioni, interviste o prove generali raccolte nella pellicola omonima. Il pregio maggiore del film fu quello di presentare senza demagogia i luoghi dai quali venivano questi personaggi, il mondo che essi rappresentavano e le circostanze sociali e culturali a cui rispondeva la musica che essi interpretavano. La pellicola è infatti ambientata nel "barrio latino" dove i portoricani, nonostante la loro condizione di Stato Libero e Associato, sono considerati cittadini di seconda se non di terza categoria. Il film, senza pretendere di essere un documento sociologico, riesce a rappresentare così gli usi, i costumi, le tradizioni di questa grande comunità di base a NewYork, ma sopratutto, e questo è il suo merito più grande, riesce a dare voce ad un popolo altrimenti condannato al silenzio davanti allo strapotere della cultura anglo-americana.
Il 24 agosto del 1973 si annunciò quello che prometteva di essere il più grande concerto della giovane storia della salsa: la presentazione della Fania All Stars nello Yankee Stadium di NewYork. Fra l'entusiasmo dei quarantamila presenti, le stelle della Fania cominciarono a suonare, ma la musica non durò molto. Il pubblico, nel tentativo di avvicinarsi ai propi idoli, travolse le transenne, servizio d'ordine compreso, ed invase il terreno di gioco. I musicisti a malapena riuscirono a terminare la prima canzone, mentre una voce desolata annunciava la fine del concerto.
Nel 1976 dopo alcune fortunate tournée, l'orchestra pubblicherà quello che sarà considerato il suo ultimo disco di salsa: "Tributo a Tito Rodriguez". Da segnalare la presenza nel disco del cantante panamense Rubén Blades, destinato a diventare da lì a poco una delle stelle più innovatrici nel mondo della salsa. Dopo quel disco la Fania sottoscrisse un contratto con la potentissima CBS per la distribuzione dei suoi prodotti a livello internazionale. Il primo disco prodotto dalla CBS si chiamerà "Delicate and jumpy". Le stelle del gruppo nel frattempo si erano ridotte a: Papo Lucca,Ray Barreto,Roberto Roena,Nicky Marrero, Bobby Valentin, Johnny Pacheco. Nel 1978 l'orchestra pubblicò un altro disco battezzato " Spanish Fever", sull'onda del travolgente successo del film di John Travolta:"Saturday's night fever". Il disco non fece successo, l'errore di fondo fu quello di cercare di entrare a tutti i costi nel mercato americano, un mercato da sempre ostico verso tutte quelle espressioni musicali con una radice autenticamente etnica.
Con la fine del boom della salsa la Fania All Stars chiude definitivamente la sua esperienza dorata, tornando solo sporadicamente sul palco o in salsa d'incisione, riunendo di volta in volta le stelle ancora in attività.
La Fania All Stars di fatto si trasformerà in un simbolo: l'orchestra di salsa per antonomasia, un autentico punto di riferimento, capace di imprimere una svolta decisiva nell'evoluzione di tutta la musica afro-latina-caraibica.
giovedì 21 maggio 2009
PuertoRico. Un pò di storia..
Dagli anni settanta l'economia ha registrato un forte incremento,sopratutto grazie all'industria e al turismo, essendo una meta molto rinomata dei caraibi, tanto da meritarsi l'appellativo di "Isola dell' incanto". (Isla del encanto)
La storia dell'isola di PuertoRico prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo non è molto chiara. Ciò che oggi si sa viene fondamentalmente dalle scoperte archeologiche e dalle trascrizioni orali degli spagnoli. Il primo libro approfondito sulla storia di PuertoRico fu scritto da Fray Inigo Abbad y Lasierra soltanto nel 1776,ovvero 283 anni dopo l'insediamento degli spagnoli sull'isola.
La prima colonia indigena di PuertoRico fu costituita dagli Ortoiroid, unpopolo dell'era arcaica, stanziatasi sull'isola già intorno al 2000 a.C. Successivamente, tra il 120 e il 400, gli Igneri, provenienti dalla regione dell'Orinoco,arrivarono sull'Isola.
Tra il VII e l'XI secolo la cultura dei Taino si sviluppò notevolmente e,approssimativamente intorno all'anno 1000, divennero il popolo dominante di PuertoRico.Essi mantennero questo dominio fino all'arrivo degli spagnoli nel 1493.
Quando gli europei giunsero per la prima volta,l'isola era ancora abitata dalle tribù indiane Arawak dei Taino, il nome che essi avevano dato all'isola era Borikèn.il primo contatto con gli europei avvenne per opera di Cristoforo Colombo, durante il suo secondo viaggio alle Antille, il 19 novembre del 1493. Tuttavia alcuni sostengono che non fu Colombo a scoprire PuertoRico,bensì Martin Alonso Pinzòn, che nel 1492 si separò da Colombo continuando da solo le sue esplorazioni.La corte spagnola diede quindi a Pinzòn un anno di tempo per poter iniziare l'opera di insediamento e colonizzazione che avrebbe permesso loro la rivendicazione dell'isola, ma essi fallirono miseramente.
Originariamente battezzata San Juan Bautista dallo stesso Colombo in onore di San Giovanni Battista, l'isola alla fine prese il nome di PuertoRico ( che letteralmente significa "porto ricco"); il nome originale rimase a designare la città più grande, nonchè capitale, San Juan.il conquistatore spagnolo Juan Ponce de Leòn divenne l'effetivo governatore in carica di PuertoRico, poichè Vicente Yanez Pinzòn, eletto governatore prima di Juan Ponce non raggiunse mai l'isola.
PuertoRico fu subito colonizzata dagli spagnoli, i quali vi portarono un gran numero di schiavi africani che furono obbligati a lavorare per la corona spagnola, rimpiazzando così la popolazione indigena dei Taino, che stava progressivamente scomparendo.L'isola divenne in breve un'importante roccaforte e porto strategico dell'impero spagnolo nei caraibi. Preoccupati della continua minaccia dei nemici europei, nel corso dei secoli gli spagnoli costruirono numerosi forti e muraglioni per proteggere la capitale: furono erette fortezze quali La Fortaleza, il forte di San Felipe del Morro e il forte di San Cristòbal; fu grazie a queste opere di difesa che gli olandesi, i francesi e gli inglesi fallirono nei loro tentativi di conquistare l'isola.
La povertà e l'allontanamento politico dalla Spagna portarono a una piccola ma significativa insurrezione, nel 1868, conosciuta come Grito de Lares (pianto di lares):la sommossa fu facilmente e prontamente stroncata.Promotori di questo movimento indipendentista furono Ramon Emeterio Betances, considerato il padre della nazione portoricana, e altri personaggi politici.