domenica 7 giugno 2009

Ray Barreto, mano dura !!!

Figlio di portoricani, Raimundo Barreto nacque il 29 aprile 1929 a Brooklyn, New York. Allevato nel Bronx e a Spanish Harlem, familiarizzò, nello stesso tempo, con le radici della musica afrocaraibica e con il jazz, apprendendo le fondamenta della percussione con i migliori congueri dell'epoca: Chano Pozo e Mongo Santamaria. "Fu quando vidi Mongo che mi resi conto che avevo ancora molto da studiare" dichiarò una volta, aggiungendo che Mongo si distingueva suonando con big bands e lui solo con conjuntos. La storia racconta che Barreto cominciò ad essere famoso nell'ambiente jazzistico di New York quando una notte, dopo aver suonato con un gruppo di musicisti dilettanti fu chiamato ad unirsi al gruppo di Charlie Parker. Da quel momento Barreto iniziò a collaborare con il famoso sassofonista dando un tocco latino ai trio e quartetti di jazz.



Dopo aver terminato il servizio militare in Germania ed aver suonato in Europa con il gruppo di jazz latino di Eddie Bonnemere, Ray Barreto intraprese una carriera professionistica nel 1954 lavorando con il pianistancubano Josè Curbelo. Due anni dopo entrò nell'orchestra di Tito Puente in sostituzione di Mongo Santamaria. Per Barreto questa fu una vera e propia prova del fuoco: sostituire il miglior conguero dell'epoca senza imitarlo e imponendo il propio stile. Nel 1960 Barreto formò "La Charanga Moderna" con la quale incideva il suo primo disco per la Riverside. Barreto suonò e registrò anche come percussionista da vari jazzisti come Red Garland, Gene Ammons, Dizzy Gillespie, etc...


Il suo primo grande successo con il suo gruppo fu "El Watussi", nel 1963. Dal 1960 ad oggi Barreto è stato sinonimo di evoluzione della salsa e nel jazz latino.Fino alla fine degli anni sessanta Barreto diresse un gruppo allineato alle sonorità delle orchestre charangas cubane ma addizionando un set di fiati che faceva di lui una charanga moderna. Possiamo dire che il suo marchio di fabbrica è la forza, l'energia che egli imprime alle congas, caratteristica che gli valse il nome di "mano dura".

Qundo Barreto fu contattato dalla Fania Records sciolse la sua charanga e mise su un'orchestra caratterizzata dal suono dei fiati, affidandosi alle individualità del trombettista Roberto Rodriguez e del timbalero Oreste Vilato. La sua orchestra fu sempre tra le più dure,con un piede nella tradizione cubana e l'altro nelle complesse strutture del jazz. Il 1975 fu un'anno d'oro per il maestro. Barreto superò ogni record di vendite con il disco "Barreto" che presentava cantanti come Ruben Blades e Tito Gomez.

Secondo logica questi risultati avrebbero dovuto convincere Barreto a proseguire il cammino intrapreso,cercando di consolidare il successo con i dischi seguenti. Al contrario, stanco di suonare stanco di suonare sempre la stessa musica negli stessi posti per le stesse persone Barreto decise di prendersi una pausa e mettersi alla prova dedicandosi totalmente al jazz. Nel 1976 Barreto lasciò la Fania, non fu un'esperienza soddisfacente e i suoi tre dischi seguenti di jazz commerciale furono ignorati da critica e pubblico a causa della mancanza di promozione da parte della casa discografica Atlantic.Stando così le cose, non rimase altro al signor "mano dura" che tornare alla salsa. Grazie all'amicizia di vecchia data con Jerry Masucci e Johnny Pacheco, che gli lasciarono aperte le porte della Fania, Barreto formò una nuova orchestra per il suo ritorno trionfale alla musica latina.
Nek 2006 tornando a casa, dopo essere stato premiato come maestro del jazz a NewYork, Barreto, che era asmatico, si ammalò di polmonite. Gli esami medici rivelarono una situazione critica delle arterie e fu necessario operarlo. Complicazioni portarono alla sua scomparsa. Barreto morì la mattina del 17 febbraio 2006.
"penso che la guajira e il blues sono uniti da legami fortissimi. Sono il frutto dei lavoratori che tagliano la canna a Cuba e Portorico o di quelli che raccolgono il cotone nel sud degli Stati Uniti. La musica è il riflesso di questa gente ed è più bella quando nasce dal popolo."
Ray Barreto





sabato 6 giugno 2009

Tutto cominciò con il grande Arsenio Rodriguez....

Arsenio Rodriguez, tresero e compositore, nacque il 30 agosto 1911 a Guira de Macurijes in provincia di Matanzas.
Le origini africane, il nonno di etnia congolese, lo segnano nel profondo del suo approccio alla musica ed i suoi primi rudimenti ritmici li apprende suonando i tamburi della musica rituale. Il suo grande amore però sarà il Tres, di cui diverrà uno dei più grandi interpreti. La sua infanzia è funestata da un incidente in cui perde la vista. Da qui il soprannome di "El ciego maravilloso" che lo accompagnerà lungo tutta la sua vita.
Il suo primo successo lo raggiunge come compositore quando nel 1937 compone "Bruca maniguà" una canzone afro resa famosa da Miguelito Valdes. Dopo le prime esperienze con il sexteto Boston ed il septeto Bellamar decide di fondare all'Avana il suo gruppo. Nell'intera decade del '40 il suo conjunto sarà il laboratorio creativo del Son ed insieme il punto di riferimento dei ballerini della capitale cubana. La sua vena compositiva rimane ai massimi livelli e nel 1942 con "la yuca de Catalina" si impone in tutti i juke-box cubani e nelle radio e classifiche di PortoRico e di altri paesi caraibici. Per il suo gruppo passarono i migliori musicisti cubani dell'epoca che senza dubbio contribuirono al successo della prima parte della sua carriera che termina con gli inizi degli anni '50. Recatosi a New York per una visita specialistica, nella speranza di riacquistare la vista, Arsenio Rodriguez decide di trasferirsi stabilmente negli Stati Uniti e di riorganizzare la sua orchestra lasciando il gruppo originario nelle mani del suo amico trombettista Felix Chapottin. Negli Stati Uniti Arsenio rappresenta l'attrazione e la sua musica riceve l'attenzione del grande pubblico ed è un esempio da seguire per tutta una generazione di musicisti che in seguito diedero vita al movimento musicale salsero. Nonostante ciò il suo periodo americano non gli darà le soddisfazioni del momento d'oro cubano e, complice anche l'avvento di altre mode musicali ed una formazione instabile, la sua carriera si avviò verso un lento ma inesorabile declino. A nulla valsero i tentativi discografici "modaioli" con concessioni alla Pachanga ed altri ritmi: Arsenio concluse la sua esistenza a Los Angeles il 30 dicembre 1970 in condizioni di vita precarie nonostante fosse stato uno dei compositori più prolifici della musica latina.
Considerato uno dei più grandi creatori della musica cubana, Arsenio Rodriguez ha rivoluzionato non solo la storia del son ma dell'intera musica caraibica ballabile. Da molti considerato come il padre del son montuno Arsenio consacrò il formato del conjunto introducendo la conga, piano ed un'altra tromba per produrre una sonorità che alla lunga identificò il suo stile. Ad Arsenio Rodriguez è anche unanimemente attribuita l'introduzione del Diablo, una figura ritmica che sarebbe stata ripresa nella creazione del mambo. Altrettanto importante è la sistematizzazione della fusione tra guaguanco e son che venne largamente utilizzata nel periodo della salsa.
Per le profonde innovazioni, tanto nel formato che nello stile, Arsenio Rodriguez è da molti considerato tra i padri della salsa.

giovedì 4 giugno 2009

Roberto Roena y su Apollo Sound

Grande evento domenica 28 giugno al festival Latinoamericando di Milano.

ROERTO ROENA Y SU APOLLO SOUND!!!!!!!!

Roberto roena, uno dei musicisti più conosciuti nel firmamento della salsa, nasce nel 1940 a Mayaguez in PortoRico. Fin dalla tenera età ha la possibilità di apprendere i segreti del ballo dallo zio Anibal Vazquez, uno dei componenti del gruppo di ballo "Mambo Aces", divenendo un ballerino di talento. Giovanissimo entra a far parte come bongocero dell'orchestra di Rafael Cortijo e, dopo una breve parentesi con la orchestra di Mario Ortiz, si trasferisce definitivamente nel prestigioso Gran Combo de PuertoRico, dove si fa subito notare per le sue eccelse qualità di musicista e ballerino. Ma Roberto Roena è un innovatore e, durante il periodo delle missioni lunari Apollo, decide che è il momento di fondare una propia band, che battezza con il nome di Apollo Sound, in onore degli astronauti e delle propie visioni musicali futuriste. Con questa innovativa band Roena incide diversi brani di successo come "Marejada feliz", "Tu loco loco y yo tranquilo", "El progreso", "Mi desengano". Negli anni '70 entra a far parte della mitica Fania All Stars, con la quale gira tutto il mondo, trasformandosi in uno degli ambasciatori della salsa.








martedì 2 giugno 2009

Come nasce la FANIA ALL STARS ???

La Fania All Stars non era soltanto un'orchestra formata dai più famosi artisti latino-americani. L'incanto,l'attrazione che rappresentava, oltrepassavail semplice fatto musicale.La sua voce era l'espressione più genuina di quei luoghi pieni di miseria e di povertà infinita, dovesi viveva al ritmo sfrenato della grande città(New York); dove lo scarso tempo che si poteva trovare per il riposo era destinato all'unica cosa che manteneva viva ed unita questa gigantesca comunità: la musica delle Antille. Quella stessa musica che i cubani chiamavano Son e i portoricani Bomba, la stessa che nel giro di pochi anni, grazie anche al grande entusiasmo provocato dalla Fania All Stars, finì con l'assumere per questa e le altre generazioni il nome di "salsa".

La casa discografica Fania fu fondata, verso la fine degli anni '60' , dal dominicano Johnny Pacheco con l'appoggio di jerry Masucci, un avvocato di origine italiana. all'epoca a dominare il mercato della musica latina erano le case discografiche Tico y Alegre insieme al colossoUnited Artist. A bordo delle loro auto, Pacheco e Masucci andavano a rifornire i loro potenziali clienti. Quando i dischi del dominicano si cominciarono a vendere come il pane, i due soci cominciarono ad ampliare la compagnia. Contattarono così due artisti emergenti: Larry Harlow e Bobby Valentin.

Il primo era un pianista americano, con un passato nella musica rock, il secondo, un giovane bassista portoricano.

Lo stesso anno la compagnia incorpora nel suo staff il già celebre percussionista Ray Barreto e un trombonista di 15 anni che con il tempo si convertirà in uno dei personaggi più importanti del movimento salsero: Willie Colon. L'etichetta Fania, approfittando del crescente interesse verso la musica che produceva, scritturò, da lì a poco, la quasi totalità delle orchestre latine che operavano nella città.Inevitabile sembrò a quel punto creare all'interno dell'etichetta un gruppo formato dai migliori artisti sotto contratto. Questa fantastica band prese il nome di Fania All Stars e si trasformò in una delle principali artefici del boom salsero. La prima riunione della Fania All Stars avvenne in un piccolo locale del Bronx, il Red Garter. Fu soltanto un'anteprima di quello che sarà il debutto ufficiale dell'orchestra, che avverrà un paio di anni dopo in una storica notte d'agosto che cambierà radilcalmente i destini della musica latina.

Il momento era propizio. Finita l'epoca d'oro dei Beatles, scioltisi propio all'inizio degli anni '70', la gioventù latina aveva iniziato a guardare con rinnovato interesse ai fermenti musicali provenienti dal " barrio latino". Bisognava accellerare il corso degli eventi, cavalcare l'entusiasmo che aveva provocato la "nueva ola". fu così che Mercado e Masucci tentarono la giocata maestra: la presentazione ufficiale della Fania All Stars.

Lo storico concerto avvenne al Cheetah (un enorme ballroom ubicata nel cuore di Broadway) il 26 agosto 1971. Un concerto che vide la partecipazione di 5.000 fan scatenati, giunti da tutti i quartieri latini di NewYork per celebrare la rinascita della musica afro-latina-caraibica. Da quella fatidica serata nacquero due documenti fondamentali. i quattro dischi che pubblicò la Fania e la pellicola "Nuestra Cosa Latina", diretta da Lèon Gast.




La Fania All Stars presentò in quell'occasione Ray Barreto alle congas, Roberto Roena ai bongò e Oreste Vilato ai timbales. La sezione fiati rispondeva in pieno ai canoni stabiliti dalla nuova onda sonora, ossia la combinazione di tromboni e trombe, senza l'utilizzo dei sassofoni.

Il primo trombone era così affidato all'americano Barry Rogers; il secondo trombone ad un giovane musicista portoricano di recente arrivato a NewYork, Reinaldo Jorge; al terzo trombone figurava invece l'unica vera stella della sezione: Willie Colòn. I trombettisti che l'orchestra utilizzò in quella occasione erano tutti esponenti di punta delle orchestre che incidevano per la Fania, ovvero il cubano Roberto Rodriguez, il dominicano Hector Zarzuela Bomberito e l'americano Larry Spencer. A completare la sezione ritmica troviamo Larry Harlow al piano, mentre a Ricardo Ray fu affidato il ruolo di inviato speciale. Il basso toccò al grande bobby Valentin, responsabile anche di molti degli arrangiamenti che furono eseguiti quella magica notte. A loro si aggiungeva la presenza di Yomo Toro che si incorporò all'orchestra con uncuatro portoricano, una specie di chitarra molto simile al tres cubano. A dirigere l'orchestra il flautista dominicano Johnny Pacheco.

La Fania All Stars nella magica notte del Cheetah utilizzò ben sette cantanti alcuni dei quali erano per l'epoca già delle autentiche stelle. Ismael Miranda ed Hector Lavoe, i più giovani, già godevano di una grande popolarità tra il pubblico latino ed erano sicuramente tra quellli che si trovavano più a loro agio con le nuove sonorità provenienti dal ghetto latino. Hector Lavoe aveva cantato nei sei dischi che aveva pubblicato Willie Coloncon la Fania. Possedeva uno stile molto personale e una straordinaria abilitrà nel giocare con le vocali. Era considerato per l'epoca un cantante molto innovativo. Ismael Miranda era invece uno dei pilastri dell'orchestra di Larry Harlow. La sua faccia da bravo ragazzo gli aveva fatto meritare il nomignolo di "el nino bonito". Del gruppo di cantanti facevano parte anche Pete 'El conde' Rodriguez e Adalberto Santiago, rispettivamente provenienti dall'orchestra di Johnny Pacheco e Ray Barreto. I due, a differenza di Lavoe e Miranda, si potevano considerare dei veterani e rappresentavano sicuramente l'onda più tradizionale. L'altro portoricano Bobby Cruz, compagno di sempre del pianista Ricardo Ray, si collocava senza dubbio in un luogo intermedio tra i vecchi ed i giovani. Il sesto dei cantanti veniva anch'egli da portorico. Si trattava di Santos Colon, un cantante noto per le sue collaborazioni con Tito Puente, che fino ad allora si era distinto come fine ed elegante interprete di bolero. Dulcis in fundo troviamo l'unico personaggio che per l'epoca era considerato un vero e propio idolo: Cheo Feliciano. Tutta la fama del "nino mimado"di Portorico veniva dai giorni trascorsi con il sestetto di Joe Cuba. L'attesa del pubblico era sopratutto concentrata su di lui, visto che, propio in quell'occasione, Cheo Feliciano ritornò a cantare dopo un burrascoso periodo trascorso in carcere per problemi di droga. Di quella storica serata al Cheetah, la Fania pubblicò ben quattro dischi.

Il primo "Fania All Stars, Liva at hte Cheetah", pubblicato in due volumi e quindi l'album doppio "Our Latin Thing" (nuestra Cosa Latina), che raccoglieva parte del materiale che era già stato pubblicato nei due volumi anteriori, oltre ad alcuneconversazioni, interviste o prove generali raccolte nella pellicola omonima. Il pregio maggiore del film fu quello di presentare senza demagogia i luoghi dai quali venivano questi personaggi, il mondo che essi rappresentavano e le circostanze sociali e culturali a cui rispondeva la musica che essi interpretavano. La pellicola è infatti ambientata nel "barrio latino" dove i portoricani, nonostante la loro condizione di Stato Libero e Associato, sono considerati cittadini di seconda se non di terza categoria. Il film, senza pretendere di essere un documento sociologico, riesce a rappresentare così gli usi, i costumi, le tradizioni di questa grande comunità di base a NewYork, ma sopratutto, e questo è il suo merito più grande, riesce a dare voce ad un popolo altrimenti condannato al silenzio davanti allo strapotere della cultura anglo-americana.

Il 24 agosto del 1973 si annunciò quello che prometteva di essere il più grande concerto della giovane storia della salsa: la presentazione della Fania All Stars nello Yankee Stadium di NewYork. Fra l'entusiasmo dei quarantamila presenti, le stelle della Fania cominciarono a suonare, ma la musica non durò molto. Il pubblico, nel tentativo di avvicinarsi ai propi idoli, travolse le transenne, servizio d'ordine compreso, ed invase il terreno di gioco. I musicisti a malapena riuscirono a terminare la prima canzone, mentre una voce desolata annunciava la fine del concerto.

Nel 1976 dopo alcune fortunate tournée, l'orchestra pubblicherà quello che sarà considerato il suo ultimo disco di salsa: "Tributo a Tito Rodriguez". Da segnalare la presenza nel disco del cantante panamense Rubén Blades, destinato a diventare da lì a poco una delle stelle più innovatrici nel mondo della salsa. Dopo quel disco la Fania sottoscrisse un contratto con la potentissima CBS per la distribuzione dei suoi prodotti a livello internazionale. Il primo disco prodotto dalla CBS si chiamerà "Delicate and jumpy". Le stelle del gruppo nel frattempo si erano ridotte a: Papo Lucca,Ray Barreto,Roberto Roena,Nicky Marrero, Bobby Valentin, Johnny Pacheco. Nel 1978 l'orchestra pubblicò un altro disco battezzato " Spanish Fever", sull'onda del travolgente successo del film di John Travolta:"Saturday's night fever". Il disco non fece successo, l'errore di fondo fu quello di cercare di entrare a tutti i costi nel mercato americano, un mercato da sempre ostico verso tutte quelle espressioni musicali con una radice autenticamente etnica.

Con la fine del boom della salsa la Fania All Stars chiude definitivamente la sua esperienza dorata, tornando solo sporadicamente sul palco o in salsa d'incisione, riunendo di volta in volta le stelle ancora in attività.

La Fania All Stars di fatto si trasformerà in un simbolo: l'orchestra di salsa per antonomasia, un autentico punto di riferimento, capace di imprimere una svolta decisiva nell'evoluzione di tutta la musica afro-latina-caraibica.